Sogni e rozze, concrete, realtą

La voglia di passare una piacevole domenica insieme continua ad animarci.

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Sogni e rozze, concrete, realtą
La voglia di passare una piacevole domenica insieme continua ad animarci.
Non sono mai stato un sognatore di professione e tanto meno un fabbricante di sogni. Credo però di conoscere molto bene i sogni calcistici, la loro potenza trascinante e il loro farsi realtà.
Questa società consumistica ha manipolato e usato a fini economici ogni sogno. Compreso ovviamente quello di giocare a pallone.
Il sogno che i ragazzi di piazza riso hanno coronato nell’estate 2009,  Ragazzi che non hanno vinto mai ,  poteva essere il canto del cigno, l'impresa eroica che diventa irripetibile e che si consegna alla storia della propria adolescenza o gioventù. Un anno superato, da vincenti, tra mille avversità, smentisce questa ipotesi. Il 2009 è diventato, ora, grazie a quei 12 che giocarono col Marino, un bel ricordo.
Se oggi siamo tra le prime 25 squadre di Torino vuol dire che molti giocatori più forti di noi hanno appeso le scarpe al chiodo e magari giocano a calcetto.
Ogni annata calcistica, per chi gioca per divertimento e passione, può essere l’ultima annata. Quanti giocatori o dirigenti, pur avendo voglia e competenza, hanno constatato che non vi erano più le condizioni per il calcio che loro volevano e si sono fatti da parte, quando non sono stati messi da parte. Ogni annata, estremizzando la metafora, è di vita o di morte; può rinfocolare la voglia e la passione, può mettere fine a un’attività agonistica tanto amata.
I nostri ragazzi hanno dimostrato cuore, coraggio, nervi saldi. Tante sono state le situazioni in cui la nostra voglia di fare calcio insieme è stata insidiata. Le difficoltà da superare avrebbero potuto scoraggiare molti. Le sofferenze morali e fisiche che tanti hanno dovuto affrontare, nella propria vita privata e in quella calcistica, avrebbero potuto deviare mille volte lo sforzo per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Abbiamo fatto come il giunco; passato il vento siamo integri e forti più di prima.
Che un sogno potesse avere come propria immagine , anziché i colori radiosi e le forti emozioni di nichelino, le maschere di sofferenza indossate per cercare di celare occhi e animo dolorante è una scoperta che non è mai bello fare o svelare.
Con dignità, normalità, perseveranza, siamo andati avanti nella nostra annata sempre più malconci, sempre più ai limiti delle resistenze nervose e fisiche. Mentre però l’annata andava avanti, tra molte pause per neve, quando è servito, quando il mister lo ha richiesto, le prestazioni necessarie sono venute fuori. Non sono state partite belle da vedersi; sono state rozze e concrete come non mai.
Il portentoso carattere vincente di questo gruppo si è confermato proprio nei momenti decisivi. Beata è la società che annoveri tra le sue file giocatori caratterialmente così forti. Il carattere non si compra al supermercato.
Abbiamo lavorato migliorando tatticamenete e tecnicamente, abbiamo impreziosito il palmares di giovani calciatori con l’unico successo che gli mancava, sapere salvarsi. Questa salvezza, con cinque domeniche di anticipo, storica per la piccola nostra storia, chiude questa stagione e apre quella nuova.
E’ quindi questo l’anno in cui tirare fuori le bandiere, rinnovare le divise e perseguire convinti i prossimi sogni, i prossimi obiettivi.
Nuovi filari hanno rinforzato la pianta dei nostri sogni calcistici. Le confeme avute in anni come questo valgono ben di più di qualsiasi occasionale vittoria stagionale. I valori che ci hanno animato, i soliti, non solo vengono accettati ma si diffondono.
C’è oggi, nell’esperienza di questo gruppo, una capacità di sofferenza e un coraggio di futuro che sono molto più saldi, veri, sinceri, di quanto fossero la primavera scorsa. Questo, io credo, non sia un gruppo di ragazzi che mollerà il proprio sogno calcistico perchè se lo ritrova oggi più radicato e fecondo di prima.
Nelle prossime settimane affioreranno miriadi di spunti di lavoro. Le future vittorie e le future soddisfazioni vanno alimentate dal nostro lavoro e dal nostro impegno.
La crescita della comunicazione calcistica, la qualità del nostro divertirsi, la responsabilità sociale per la maglia indossata non sono temi sociologici ma concrete modalità di giocare che abbiamo inquadrato e stiamo perseguendo. Non abbiamo passato un anno a resistere ma abbiamo costruito, e stiamo costruendo, un’avventura nuova, profondamente radicata nel futuro.
La voglia di passare una piacevole domenica insieme continua ad animarci.


Scritto da nanus
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