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18 maggio 2006
«Ora scopriremo i conti all'estero»
Gazzoni: così guadagnava la Cupola, è uno scandalo politico
DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA - Dice Giuseppe Gazzoni Frascara, famiglia di industriali dal 1907, presidente del Bologna Calcio fino all'anno scorso, e grande accusatore del «calcio made in Moggi», come lo chiama lui, che questo «è uno scandalo politico, non solo calcistico». E che la Cupola esiste. «Comanda la Piovra, che manovra il calcio non attraverso la primitiva compravendita delle partite - dice Gazzoni - ma con sistemi più scientifici e raffinati. E non gratis, se no sarebbe da stupidi. Magari più avanti scopriremo operazioni estero su estero...».
Ma le piovre, dottor Gazzoni, non hanno testa e tentacoli?

«Moggi e Giraudo sono la testa. Quanto ai tentacoli, facciamo prima a dire chi non c'entra, e cioè Moratti, Berlusconi, Cellino e il sottoscritto. Gli altri sono o complici, o alleati o sparring partner.
Poi ci sono tre società - Messina, Reggina e Siena - che sono i terminali ultimi della Piovra e, al tempo stesso, i pesciolini di cui essa si nutre. Infine, ma non per importanza, arbitri e giornalisti».


Ora Arbitri e giornalisti. Chi?
«I nomi circolano e stanno venendo fuori. Sono quelli che taroccavano le moviole, gli opinionisti di tv e giornali. Tra gli arbitri, oltre ai già noti, segnatevi il nome del signor Pieri».

Cos'ha fatto Pieri?
«Ha completato l'opera del suo collega De Santis, che la settimana prima, in Fiorentina-Bologna 1 a 0, aveva ammonito tre nostri giocatori già diffidati, affinché la domenica successiva affrontassimo la Juventus praticamente senza difensori. Con la Juve, Pieri, a 3' dalla fine, si inventa una punizione dal limite dell'area. Tiro, gol. Era lo stesso Pieri che il 26 settembre 2004, in Roma-Bologna 3 a 1, espulse altri due nostri giocatori perché dovevo essere "punito" per le mia campagna contro il doping amministrativo e cioè i bilanci gonfiati o le tasse non pagate, come aveva fatto la Roma dello scudetto. A vedere quella partita, con me, c'era Lapo Elkann, che a fine gara mi chiese scusa. Il gran gesto di un bravo ragazzo, che mi commosse, perché si prendeva colpe che non aveva. Il fatto è che dopo la morte di Giovanni e Umberto Agnelli la Piovra ha dilagato».

Però l'Avvocato non paragonò Moggi allo "stalliere del re, che deve conoscere tutti i ladri di cavalli"?
«Sì, ma a me, che gli ero molto amico, Gianni Agnelli disse che Moggi andava considerato un male indispensabile. No, l'Avvocato non sapeva di tutto questo marciume. Giraudo, per esempio, si era accreditato come un manager capace. E in effetti i conti della Juventus erano a posto, tanto che sul doping amministrativo, all'inizio, Giraudo era al mio fianco. Ma era un'operazione di facciata, per controllare meglio tutto».

Perché lei, che voleva prendere Zeman, poi rinunciò?

«Perché Giraudo mi disse: ma c'è proprio bisogno di Zeman? Io capii e poiché ero stato lasciato solo da tutti, anche da Diego Della Valle, volevo evitare che facessero a pezzi il Bologna. Ma non è bastato. Il Bologna è finito in B e la Fiorentina si è salvata. Io ci ho rimesso 70 milioni di euro e mi son sentito chiamare cretino e fallito fin sotto casa, mentre Della Valle ha salvato soldi e campionato grazie al "capolavoro" della partita Lecce Parma, finita 3 a 3. Il Lecce stava vincendo 3 a 2, la Fiorentina a quel punto era in B, ma Zeman capì cosa stava accadendo e per protesta andò a mettersi dietro alla panchina».

Anche Della Valle però ha dovuto subire il sistema-Moggi.
«All'inizio. Poi si è adeguato, eccome. Quando saranno pubblicate tutte le intercettazioni sarà più chiaro come Diego Della Valle, che è imprenditore e finanziere di prim'ordine, trattava con la Piovra. Lo faceva "da sinistra" e, proprio mentre andava in tv, in piena campagna elettorale, a dare del buffone al presidente del Consiglio in carica. Io a Moggi non ho mai telefonato e, oggi, per strada la gente che mi insultava mi chiede scusa e mi stringe la mano».



Carlo Vulpio
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