Torino

Torino, addio a Nello Pacifico: "hombre vertical", dalla fabbrica al giornalismo

Scomparso a 94 anni  il giornalista dell'Unità che univa il rigore all'ironia

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     Quando ci siamo incontrati davanti alla sede dell’Associazione stampa subalpina dov’eravamo andati a votare per il rinnovo degli organi di categoria mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio un invito che avrebbe potuto essere un rimprovero se non fosse che lui era sorridente. “Vienimi a trovare” disse e la sua voce era il sospiro affaticato di un uomo avanti negli anni. Non l’ho fatto perché ogni volta che ero sul punto di andarlo a trovare ero colto dal timore che potesse essere l’ultima e non volevo che lo fosse. Non ci sono andato e come sempre in questi casi il rimpianto subentra quando è impossibile rimediare, adesso che Nello Pacifico, non c’è più. L’amico, il collega, il “compagno” parola a lui cara e oggi desueta e scomparsa nel gergo della politica, non c’è più. Se n’è andato a novantaquattro anni connotati per larghissima parte come una vita del secolo scorso.

     Perché Nello è stato un uomo del Novecento. Nato nel 1922 a Torino, ha attraversato il Secolo breve e lo ha fatto a suo modo seguendo un percorso riassunto benissimo nel sottotitolo del suo “primo e unico” libro, un racconto autobiografico, pubblicato appena quattro anni fa: “Storie di schiene dritte e no”. La sua storia è stata quella di una persona che gli spagnoli definirebbero un “hombre vertical”, proprio così, una schiena dritta quando non era facile esserlo e anche dopo. Lui, non la piegò mai da operaio, manovale, giornalista transitato dalla Fiat Grandi Motori al Lingotto, alle Ferriere alla famigerata Officina Stella Rossa alla redazione torinese dell’Unità. L’ho conosciuto che era giornalista da pochi anni, nella tribuna stampa del consiglio comunale di Torino nel 1965 e non ci siamo mai persi di vista per mezzo secolo.

      Le sue cronache politiche erano asciutte, precise, acute e senza particolari compiacenze per la parte politica nella quale aveva scelto di collocarsi. Al lunedì, firmandosi Nello Paci, scriveva di sport, del suo amato Toro e della Juve, con competenza e con un'ironia elegante nel descrivere un mondo che oggi viene preso sul serio come lui non avrebbe mai fatto. Nello era anche un amante dell’arte che nella sua piccola e bella casa affacciata sui tetti di piazza Castello era presente con quadri di Rosai, Balla, Chessa, Casorati. Alternati a qualche Falce e martello, appena stilizzata. “Se ne vedono così poche oggi” scherzava, sapendo che i tempi erano cambiati ma rifiutandosi sempre di rinnegare il passato. Un passato che per lui voleva dire anni di coerenza e di sacrifici culminati nel buio esistenziale dell’Officina stella rossa dove la Fiat di Valletta confinava gli irriducibili.

      Nello era un irriducibile ed è rimasto tale anche quando, fuori dai cancelli della fabbrica, è rimasto nella vecchia casa, quella del Pci, che non esisteva più ma che lui ha continuato ad abitare con la naturalezza di chi si stupiva “dei compagni che erano stati alla scuola di partito di Mosca per mesi e non avevano visto quello che io avevo visto in poche ore al seguito del Toro e delle Juve”. Era questo un argomento che riservava agli incontri con pochi amici e vecchi compagni. E quando ne parlava si guardava bene dai giudizi di condanna inappellabili. Anche in questo la chiave era sovente quella dell’ironia. Qualche durezza affiorava solo quando ricordava gli anni della fabbrica, comprensibile e giustificata.
     
Agli occhi del concierge di un albergo di Atene, Nello è stato per una sera mio padre, a San Pietroburgo, allora Leningrado, ci siamo autoinvitati presso una famiglia del Lungo Neva per rimediare alla ottusità dei controlli sovietici, poi siamo stati assieme nella Germania dell’Est per ammirare i risultati economici del regime che né io né lui vedevamo e ancora in Francia e in tanti altri viaggi. Ma soprattutto in quella panchinetta di Palazzo di città dove lui, disegnava a matita le caricature di alcuni amministratori. Dicono che abbia chiesto alla sua dolce compagna Maria Pia di annun ciare la sua morte a funerali avvenuti. Ciao Nello, scusami, mi perdonerai se non posso accontentarti.