E’ l’alba su Betlemme, sorge il sole e con lui si leva il rumore del villaggio, fiorente e operoso, che inizia la giornata di lavoro: il ciabattino aggiusta le scarpe, il cestaio, il bottaio, la formaggiaia aprono la bottega, il pescatore è al fiume, il panettiere inforna e sforna, la sarta cuce, l’asino macina il grano, i contadini arano i campi trainando i buoi, il pastore carda la lana e gli zampognari rallegrano il pascolo e la semina suonando. L’accampamento romano, con il suo governatore Quirinio, è sempre attivo, notte e giorno, con i soldati che passeggiano senza sosta, le lance pronte alla difesa.

Sullo sfondo, le case, sempre più piccole, immerse nel deserto della Giudea, ai cui bordi sorge la cittadina in cui nacque Gesù. La scena prima è la verde Galilea, raccolta attorno al lago di Tiberiade, la terra di Nazaret e di Maria. E’ una cartolina incantata, in cui tutto si muove, perfino galline e conigli, il presepe meccanico di Trofarello, che ha trovato casa nella chiesetta di San Giuseppe e sarà visitabile fino all’8 gennaio (giorni feriali 16-18,30, mercoledì 10-12 e 16-18,30, sabato e festivi 15-18,30). Prende vita, dall’alba al tramonto, con 50 personaggi in movimento, 100 animali e 300 statuine, tutte rivestite dalle sapienti mani artigiane e dall’ingegno di un gruppo di signori oggi in pensione, autodidatti completi, che da settembre lavorano alla realizzazione di questo racconto del Natale.

Dall’Annunciazione al censimento con i centurioni che aprono la strada a Giuseppe e alla Madonna, dalla notizia dell’Angelo ai pastori alla nascita del Bambin Gesù. I quattro momenti sono rappresentati in un ciclo di luci soffuse (50 lampade sono collegate una per una ad una centralina che ne temporizza il percorso, tanto da far apparire sole, luna, stella cometa e addirittura l’effetto vento), su musiche di Mozart e Cajkovskij.

Il capolavoro di pazienza certosina, un lavoro matto e appassionato, sono opera dei membri dell’associazione Trofarello paese dei presepi: Rino Ghedin, 67 anni, ex capo cantiere alla Comau, che per una vita ha montato robot, Giancarlo Zago, 62, ex manutentore Fiat, Raffaele Scotto, 69, ex maresciallo dell’aeronautica in Avio. E ancora, Marco Piacente, Guido Pennacini, il «presidente Franco» e Claudio Carli. Accomunati da un “mal di presepio” e mani d’oro. Con un solo un rimpianto: «Non troviamo eredi a cui insegnare quest’arte, speriamo che qualcuno si faccia avanti».

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