Dopo trentadue anni non si disputerà più il Palio degli Asini. La giunta del M5S ha confermato il suo programma elettorale, che prevede «Il divieto su tutto il territorio comunale di qualsiasi forma di spettacolo o di intrattenimento pubblico che contempli in maniera totale oppure parziale, l’utilizzo di animali sia appartenenti a specie domestiche, sia selvatiche». Punto e basta. Il sindaco Roberto Falcone e l’assessore Antonella Bentivoglio d’Afflitto lo hanno comunicato ai rappresentanti del «Comitato Festeggiamenti di Maria Bambina», che aveva sollecitato un incontro per organizzare il consueto «Palio dei Borghi» di settembre. Kermesse che prevede anche la corsa degli asinelli, tirati dai fantini a piedi, intorno a Piazza dell’Annunziata. Apriti cielo! Il divieto ha scatenato una polemica rovente nelle strade e nei bar della Reale e, soprattutto, sui social.

«Non finisce qui»

La notte scorsa, mentre il giornale andava in stampa, il comitato era ancora riunito per decidere una contromossa. «Spero che ci ripensino, non riesco a capacitarmi di questo divieto. E poi i programmi elettorali si possono modificare – si danna Francesco Scrudato, ideatore del palio che ha condotto per oltre trent’anni -. Non si può accettare un’imposizione simile, sono deluso, amareggiato». Si lascia cadere sulla sedia: «E poi il titolo del comunicato stampa diramato con la citazione di Gandhi - “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” - è davvero esagerato».

«Siamo stati controllati da diversi enti e da tutte le associazioni ambientaliste, nessuno ha mai avuto da ridire su come venivano impiegati gli asinelli», evidenzia Enzo Cusanno, il presidente del comitato, tenuto in piedi da una novantina di volontari. Incalza: «Mi è spiaciuto non aver avuto un confronto con gli amministratori, dopo quattro mesi che mi hanno tenuto sulla graticola. E poi, da qui a settembre, non ci si può reinventare una festa». E pensare che, due anni fa la sfida tra 12 rioni della Reale stava per diventare un documentario del regista Anatoly Vasiliev, il direttore artistico del teatro Scuola d’Arti Drammatiche di Mosca. Film che poi saltò. E, nel 2015, la campanella del «via», l’aveva suonata proprio Falcone, il sindaco della città che fu principale centro per l’allevamento e l’addestramento dei cavalli dell’esercito sabaudo.

Battaglia politica

Ovviamente la questione è già sfociata nella schermaglia politica con un leit-motiv: «Se si perdono le proprie tradizioni si perderà anche l’identità». «Mi chiedo perché il programma non si segua anche per altri temi tipo quello relativo ai parcheggi, agli stipendi, alla partecipazione», scrive su Fb Rossana Schillaci, consigliere del Pd. Le fa eco Barbara Virga: «Il Palio è un patrimonio culturale che ben rappresenta la venariesità. Del resto ne può essere consapevole chi è nato o ha vissuto qui, non certo gli assessori calati da fuori scelti dal sindaco, che nulla comprendono delle tradizioni di Venaria».

Per Pino Capogna, della lista civica Per Venaria insieme: «Non si può cancellare la storia, per questo ho già chiesto l’istituzione di una commissione». È in vigore anche il divieto di utilizzo su tutto il territorio comunale di fuochi d’artificio esplodenti con botto, causa di stress per gli animali.

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