Giovani, pieni di talento e tutti torinesi: Ensi, Raige, Shade e Fred De Palma, sono il futuro del rap. Cresciuti ai piedi della Mole, tra i marmi del Teatro Regio e le Porte Palatine - luoghi simbolo per chi ama l’hip hop - negli ultimi tempi si sono fatti strada grazie a tecnica e originalità (tanto che Warner Music li ha messi tutti sotto contratto). Hanno vinto le più importanti gare di freestyle (l’arte di improvvisare le rime), registrato numeri da capogiro in Rete, e sfornato dischi di qualità.

Attenzione però a non etichettarli come web star. Shade, al secolo Vito Ventura, classe 1987, ci tiene così tanto che ha intitolato il suo primo disco (appena uscito), Clownstrofobia. Il rapper «doppiatore», dopo averci abituato a canzoni irriverenti e ironiche, in questo lavoro svela il suo lato più serio: «L’immagine che la gente si è fatta di me è quella del clown. Ma questi panni iniziano a starmi stretti. Tutti mi reputano una web star, ma non lo sono. Io rappo. Quando doppio le serie tv o i cartoni animati, infatti, non lo faccio come Shade, ma solo come Vito».

Nel suo album i pezzi divertenti, come Se I Rapper Fossero Noi, si alternano a quelli «con i contenuti». E a chi lo accusa di essere superficiale risponde: «La persone si limitano sempre a vedere quello che vogliono. La realtà dei fatti è che i brani profondi arrivano meno. È difficile che il pubblico se ne interessi. Purtroppo è triste, ma è la verità».

Anche Fred De Palma, vero nome Federico Palana, 26 anni, è spesso finito nel mirino per lo stesso motivo. Ma le quattordici tracce del suo BoyFred dimostrano che sotto la superficie c’è molto di più. Frasi d’amore, rime taglienti e testi intimi, in cui Fred racconta esperienze di vita. Insomma, nel suo album non ci sono solo canzoni leggere come Serenata Trap, rivisitazione 2.0 della serenata rap di Jovanotti. Ma ci sono anche pezzi in cui l’artista punta il dito contro chi «sorride, vende e incassa». Per il rapper, infatti, i giovani che provano a fare questa musica «spesso non si preoccupano di realizzare un bel pezzo, ma vogliono soltanto che funzioni, magari grazie a un ritornello da cartone animato».

I fratelli Ensi e Raige

I tempi in cui Ensi, nato ad Alpignano nel 1985, faceva le battaglie di freestyle alle Porte Palatine ormai sono lontani, ma la sua classe è rimasta la stessa. Il suo è stato un percorso in continua crescita. Live, radio e televisione. La vittoria a Spit, la conduzione degli Mtv Days e un programma su Radio Deejay. I dischi Era tutto un sogno e Rock Steady. E alla fine anche un figlio. Ensi nel privato e nel lavoro ha fatto di tutto e di più. Ma anche suo fratello Raige (Alex Andrea Vella) non è stato certo da meno. Dopo Buongiorno L.A quest’anno infatti arriverà Alex, che si appresta a essere un vero e proprio punto di svolta. L’assaggio di questo nuovo progetto è Whisky, un pezzo più suonato e cantato del solito, manifesto di una generazione «che voleva andare in America».

Gli «alieni»

Willie Peyote, ovvero Guglielmo Bruno, classe 1985, nel suo disco Educazione Sabauda canta il decadente genere umano. I suoi pezzi sono densi di nichilismo e colpiscono per le sonorità, che tengono insieme i Clash, i Red Hot Chili Peppers, il rap anni Novanta e l’elettronica.

Infine, meritano una citazione Le Gal, trio nato nel 2011 e composto da Wazzy, Clo e Gangia. Nel loro disco Playlist, realizzato grazie al crowdfunding, combattano con le rime gli stereotipi, trasformando ogni canzone in un inno alla libertà.

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