Prima all’oratorio, poi, se sorteggiati, dentro gli stadi più importanti d’Italia. Il calcio del rispetto e delle regole entra in campo e lo fa con partite sette contro sette prima delle gare dei grandi: a Firenze per Fiorentina-Parma, a Parma per l’incontro fra gli emiliani e il Genoa e, domenica scorsa, a Catania per Catania-Bologna è cominciata l’avventura voluta dalla Lega Calcio, dal Centro sportivo italiano e dallo sponsor del campionato, la Tim.

Oratorio e pallone. È il racconto di qualcosa che, spiega don Alessio Albertini, «nell’immaginario collettivo degli italiani riporta alla mente una fase storica del nostro paese. Giocare sui campetti, dietro alla chiesa, è parte di noi: oggi - così il parroco consulente nazionale del Csi e fratello di Demetrio, ex campione del Milan e della Nazionale - c’è un gran bisogno di educare e dagli oratori può arrivare l’assist migliore».

L’assist che inseguono ragazzi dai dodici ai quattordici anni è quello in partite da due tempi di 25 minuti sotto gli occhi di chi si accomoda in tribuna per applaudire Cassano, Totti, Vucinic. «Si possono mettere a referto fino a venti giocatori. E - precisa Andrea Piatti, coordinatore dell’attività sportiva del Csi di Torino - tutti devono scendere in campo per un tempo non inferiore al 30 per cento del tempo di gioco: l’oratorio che vince prende tre punti, ma la classifica è decisa anche dal fair-play. Se, ad esempio, un ragazzo prende un cartellino giallo, alla sua formazione viene tolto uno 0,3 dal punteggio eventualmente conquistato».

A Firenze, Parma e Catania, il pubblico ha tifato e si è divertito e la squadra di casa, poi, ha vinto o pareggiato («In molti presidenti di serie A ci hanno già chiamato per ospitare una gara anche sul loro campo visto che porta bene», sorridono gli organizzatori). A Torino, questo pomeriggio, verranno estratti a sorte i due oratori, fra i 27 iscritti, che si affronteranno prima del derby all’Olimpico di fine aprile.

E in agenda ci sono già gli stadi di Pescara (ragazzi in campo prima della sfida con l’Udinese), di Milano prima di Inter-Bologna, di Napoli a pochi minuti dal fischio d’inizio della partita fra gli azzurri e il Genoa e di Roma a un niente dal derby della Capitale. «Questi ragazzi - continua don Alessio Albertini - hanno così la possibilità di toccare con mano per un attimo il calcio dei grandi, ma l’insegnamento dell’oratorio è quello di giocare a pallone per il semplice motivo di divertirsi e di favorire le relazioni sociali».

La storia fra oratorio è pallone è ricca di episodi e particolari. Lunga, lunghissima è la lista di chi è, poi, diventato un fuoriclasse del calcio non solo italiano, avendo vissuto una parte dell’adolescenza sui campetti polverosi della parrocchia. «Non potrò mai dimenticare il giorno in cui tutti noi ragazzi abbiamo costruito il campo da calcio insieme a Padre Bianchi, il parroco di allora all’oratorio di Santa Caterina e San Francesco a Pisa», ricorda spesso Marco Tardelli.

Cabrini, Toldo, Casiraghi, il giovane Insigne: per loro l’oratorio è stato il primo teatro. Oggi il calcio giocato dietro alla chiesa, per qualche ora, si conquista il palcoscenico più ingombrante, quello degli stadi della domenica. «Ma, l’importante, è che i nostri ragazzi giochino tutti, bravi e non», così don Alessio Albertini. Oggi gli occhi saranno tutti per l’urna di Torino.

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