Vai ai contenuti
  • Ascolta
  • Sottolineando o cliccando due volte su un qualsiasi termine di questo articolo accederai alle risorse lessicali ad esso correlate
  • Riduci la dimensione del testo
  • Ingrandisci la dimensione del testo
  • Stampa questo articolo
  • Invia l'indirizzo di questa pagina via e-mail

Il Nytimes gli dedica un ritratto. Più di 600 gli animali militari usati in Afghanistan e Iraq

Ad Abbottabad anche un «Seal» a 4 zampe

Un cane soldato tra gli eroi celebrati negli Usa per l'irruzione nel covo di Osama Bin Laden

Il Nytimes gli dedica un ritratto. Più di 600 gli animali militari usati in Afghanistan e Iraq

Ad Abbottabad anche un «Seal» a 4 zampe

Un cane soldato tra gli eroi celebrati negli Usa per l'irruzione nel covo di Osama Bin Laden

Sabi, un cane  soldato utilizzato in Afghanistan
Sabi, un cane soldato utilizzato in Afghanistan
Anche la sua identità, come quella di tutti gli 80 elementi del commando che ha partecipato all'irruzione nel covo di Abbottabad in cui si nascondeva Osama Bin Laden, alla fine è rimasta sconosciuta. Non sappiamo il suo nome, la sua provenienza, la sua storia. Neppure conosciamo la sua razza. Quello che è certo è che un pezzo della storia del blitz che ha segnato la fine del leader di Al Qaeda porta anche la sua firma. Anzi, la sua impronta. Perché c'è anche un cane tra quelli che l'America considera i suoi nuovi eroi nazionali. E il New York Times ha pensato bene di dedicargli un lungo ed appassionato ritratto.

IL CANE EROE - «Un cacciatore a quattro zampe» titola il quotidiano della Grande Mela parlando nello specifico del cane dei Navy Seals che ha preso parte alla missione, ma estendendo di fatto il concetto ad un protagonista tutt'altro che secondario di una delle azioni militari più importanti della storia recente. Le autorità americane hanno preferito mantenere il massimo riserbo anche su di lui. Si sa soltanto che potrebbe essere un pastore tedesco o un belgian malinois. E che il suo contributo è stato importante su diversi fronti. Potrebbe essere infatti stato utilizzato per aprire la strada ai soldati, verificando la presenza di esplosivi interrati o applicati a porte e maniglie in meccanismi trappola. E sarebbe stato utilissimo qualora Bin Laden, così come fece a suo tempo Saddam Hussein, si fosse nascosto in un rifugio occultato sotto terra o dietro qualche parete.

Treo, un black retriver  premiato dal ministero della difesa britannico nel 2010 per la sua opera al fianco delle truppe in Arghanistan (Epa)
Treo, un black retriver premiato dal ministero della difesa britannico nel 2010 per la sua opera al fianco delle truppe in Arghanistan (Epa)
PREVENZIONE ATTENTATI - Il Nytimes ricorda che sono circa 600 i cani che affiancano le truppe statunitensi impegnate in Afghanistan e in Iraq. E lo stesso generale David Petraeus, comandante del contingente americano nel teatro afgano, riconosce che «le loro abilità durante un combattimento non possono essere replicate da un uomo o da una macchina». Ma più che durante gli scontri, i cani soldato sono utili in funzione di prevenzione di attentati: il loro fiuto rileva gli esplosivi in maniera più efficace di un detector elettronico di sostanze chimiche e mettendo in allerta i soldati impegnati in una perlustrazione evita che gli stessi finiscano inavvertitamente su una mina anti-uomo o che saltino per aria in uno dei cosiddetti esplosivi improvvisati, i cosiddetti Ied (improvised explosive devices), gli stessi che sono stati utilizzati negli attentati contro i blindati "Lince" italiani e che sono costati la vita ad alcuni nostri soldati.

DETERRENTE PSICOLOGICO - Alcune razze si prestano poi ad essere utilizzate anche in vere e proprie azioni di caccia all'uomo, quando è necessario fermare qualcuno senza necessariamente ingaggiare uno scontro a fuoco: addestrati a bloccare e immobilizzare un fuggitivo con un morso, consentono in molti casi di evitare spargimenti di sangue. Nell'area mediorientale, poi, i cani non hanno la stessa considerazione che viene data loro nei Paesi occidentali e raramente sono considerati animali d'affezione con cui condividere la propria abitazione. E di conseguenza sono visti più come una minaccia che come oggetto di attenzione. Il loro utilizzo nei pattugliamenti per le strade, dove i militari sono a contatto diretto con la popolazione, ha dunque anche una funzione di deterrente psicologico, un po' come avveniva con le SS naziste spesso affiancate da pastori tedeschi che in quel caso erano addestrati ad essere particolarmente aggressivi. Diverso il discorso con i bambini che si incontrano nei centri abitati, più propensi a concedere attenzioni divertite ai soldati a quattro zampe: l'approccio tra i ragazzini e i cani diventa un modo per rompere il ghiaccio e dunque la presenza degli animali finisce col rendere le truppe straniere più «simpatiche», secondo lo stesso meccanismo che portava i bambini italiani ad essere particolarmente contenti del passaggio dei soldati americani negli anni della Liberazione perché offrivano loro cioccolato e gomme da masticare.

ADDESTRAMENTO E TECNOLOGIA - Dietro la preparazione di un cane-soldato c'è un grande lavoro di addestramento che alla fine però dà i suoi frutti. Il Nytimes ricorda che non a caso nel 2009 un cane di nome Remco era riuscito ad ottenere la Silver Star, una delle onorificenze militari più prestigiose assegnate dalla Marina americana, per avere contribuito in modo determinante alla cattura di un ribelle. E attestazioni di merito per i cani eroi sono state date dagli eserciti di tutto il mondo ad alcuni esemplari che hanno contribuito significativamente all'esito di missioni. Anche i soldati a quattro zampe sono ormai dotati delle più sofisticate attrezzature: quelli nei Navy Seals hanno a disposizione anche delle speciali tute impermeabili dotate di webcam e altoparlante, che consente agli animali di andare in missione e di essere in costante contatto con i loro conduttori. I quali attraverso la webcam possono avere la stessa visuale degli animali e con il microfono a distanza impartire i necessari comandi. Insomma, sono elementi ormai insostituibili nel più moderno e tecnologico degli eserciti. Senza di loro molte operazioni non potrebbero essere condotte. E soprattutto, come ha ricordato il maggiore Wes Ticer, un portavoce del Comando per le operazioni speciali statunitense, «hanno salvato molte vite dei nostri soldati».

Alessandro Sala
05 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIÙletti

Pubblicità