Le frecce di Leonardo
"Berlusconi come Narciso"

Intervista esclusiva con l'ex tecnico del Milan che dice: "Io e Moratti? Mai dire mai". Senza peli sulla lingua nel rapporto col patron dei rossoneri: "Impossibile coesistere, altro stile. Non so perché parli tanto di me: dentro di lui deve esserci qualcosa non a posto"

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Leonardo e Berlusconi, un rapporto difficile
Leonardo e Berlusconi, un rapporto difficile

MILANO, 18 settembre 2010 - "Bello". Leonardo Nascimento de Araújo lo ripete spesso mentre parla dei suoi ragazzi su una panchina del Parco Sempione in faccia all’Arena. Prime foglie gialle sui viali. Ha gli occhi di una maestra innamorata della sua ultima classe. "Thiago Silva aveva bisogno di certezze, indicazioni. L’Europa non è facile per un difensore brasiliano dai piedi buoni. Abate e Antonini dovevano fare il salto mentale, crederci: io posso. Bello vedere Antonini in Nazionale. Borriello aveva bisogno di spazio. Dida non diceva una parola, ma lavorava come un matto. Bello. Silenzio influente quello di Pirlo. Ambrosini, al primo anno da capitano, ci ha trascinati. La personalità di Seedorf. Ronaldinho aveva recuperato energie ed entusiasmo, ogni tanto un calo, allora gli dicevo: ehi... E ripartiva. Pato alla prima stagione vera da titolare, tra infortuni, problemi. Il ritorno di Nesta dato per morto. Bello. All’esterno appaiono campioni, visti dall’interno sono ragazzi con la loro sensibilità, le loro fragilità. Guidarli è stata un’esperienza umanamente entusiasmante, gratificante. Bello". Anche per questo allenerà ancora. In Inghilterra forse.

Leonardo, com’è stata l’estate?

"Ho finito il Master a Coverciano, ho staccato seguendo il Mondiale da lontano e mi sono fatto 40-50 giorni di vacanza come mai in vita mia. Dal Brasile e Ischia".

Pensavamo di vederla c.t. o nella macchina organizzativa del Mondiale 2014.

"Avevo dato la mia disponibilità. La sola che ho dato, senza specificare il ruolo. Sarà un Mondiale particolare per il mio Paese, l’occasione per agganciare il nostro calcio arretrato alla crescita di un Brasile che è la nona economia al mondo e diventerà la settima. Ma la mia disponibilità è rimasta lì. Mai parlato con nessuno".

Allora?

"Commenterò la Champions per Sky inglese e Canal Plus. Quest’anno farò base a Milano e ruoterò tra Londra, Parigi e Rio. Studierò calcio. Partite, ma anche libri. Voglio crearmi un mio archivio, un mio bagaglio professionale. Al Milan, per inesperienza, ho dovuto anche improvvisare. In fondo, la prima partita che ho seguito con occhi da allenatore è stata nel maggio 2009. Ora voglio definire un metodo mio su ogni fronte: rapporto con la squadra, società, stampa... Chi assumerà Leonardo, comprerà un metodo di lavoro".

Chi assumerà Leonardo?

"Vorrei l’Inghilterra, dove il ruolo di manager consente una gestione complessiva del prodotto sportivo. Sarò spesso in Inghilterra quest’anno".

Chiamasse Moratti?

"Ci conosciamo da anni. Incontri sempre affettuosi e disinteressati. In nessun’altra lingua esiste un concetto nitido come il vostro mai dire mai...".

Scrupoli da ex milanista?

"Il Milan per me è stato tanto: giocatore, dirigente, allenatore. A un certo punto dei 13 anni rossoneri ho pensato che il Milan fosse la mia eternità. Invece ho chiuso. Quest’anno mi servirà per cambiare pelle, per vedere le cose con occhi neutri. Non da milanista".

Leonardo all’Inter. Come la prenderebbe Galliani?

"Rispetterebbe la mia decisione come ha rispettato quella di rescindere con il Milan".

Leonardo, 41 anni, 13 passati al Milan. Afp
Leonardo, 41 anni, 13 passati al Milan. Afp

Non è stato Berlusconi a cacciarla perché giocava male?

"Due cose chiare. Prima: non me ne sarei mai andato dopo 13 anni per ragioni tattiche. Anche perché il Milan oggi gioca come prima. Secondo: sono io che ho deciso di andarmene, io ho rinunciato a un anno di contratto per lasciarci nel migliore dei modi. Me ne sono andato per ragioni di incompatibilità di carattere e di stile. Sono tutte cose che ho detto anche a lui. A Narciso tutto quello che non è specchio non piace".

L’ultima volta che vi siete parlati faccia a faccia?

"Roma-Milan, a marzo".

Sorpreso che, alla presentazione di Allegri, Berlusconi sia stato così duro contro di lei?

"Non so perché parli tanto di me. Dentro di lui dev’esserci qualcosa che non è a posto".

Berlusconi dice che, da mister, avrebbe vinto lo scudetto.

"Il 'te l’avevo detto' dopo che le cose sono andate male è un giochino un po’ banale".

Lei lo avrebbe vinto lo scudetto con Pato e Nesta sani?

"Se l’infortunio di due giocatori frena la squadra significa che non ha un organico da scudetto. Io non recrimino".

A inizio stagione non le avevano promesso rinforzi?

"No. Io accettai la politica della società che prevedeva cessioni importanti e acquisti se possibili. Kakà non è stato ceduto per ragioni tattiche. E’ stato mollato Ancelotti, un vincente. In un periodo di disamore di Berlusconi e di distanza, i giocatori hanno dato tutto e di più. Eccezionali: i vecchi che avevano mille ragioni per non fare e i giovani per il loro entusiasmo. E hanno portato il Milan in Champions. Splendidi. I ragazzi mi hanno dato emozioni più belle del trionfo al Bernabeu".

"Allegri non avrà un compito facile. Non è da Milan cambiare un tecnico all'anno"

Allegri invece ha avuto Ibrahimovic e Robinho.

"E Boateng, gran giocatore. Però non recrimino. Ripeto: accettai la politica della società. Però sono stati loro a chiedermi di allenare. E tanto".

Come lo vede Allegri?

"Non ha un compito facile. Deve augurarsi che stiano tutti bene. Io spero che gli lascino tempo e spazio. Altrimenti tra un anno dovrà arrivare un altro. Non è da Milan cambiare un allenatore all’anno".

Quanto ha cercato di trattenerla in panca Galliani? [

"Galliani lavora per il Milan 24 ore su 24, vive di Milan. Ho per lui un rispetto infinito. Mi ha permesso di studiare da dirigente accanto a lui, ho sempre sentito la sua stima. E c’è tanto di suo nella mia panchina rossonera. Alla fine ha rispettato le mie scelte".

Il più grande di tutti i tempi?

"Lasciamo stare Pelé e Maradona nel loro olimpo. Tra quelli che ho visto giocare io, il più grande è stato Ronaldo".

Chi vince lo scudetto?

"L’Inter è ancora la favorita per quello che ha fatto nelle ultime stagioni, ma quest’anno vedo molto più equilibrio e più squadre in lotta".

Mourinho?

"Un esempio di lavoro. Non vince per caso. Dietro le sue brillanti conferenze stampa c’è tanto sudore".

Per come lo conosce, si meraviglierebbe di vedere Kakà all’Inter?

"Per come lo conosco, mi meraviglierei se lasciasse il Real senza aver vinto nulla".

La Juve fatica?

"L’impressione è che abbia un programma a lungo termine. Serve pazienza. Diego? Non ha trovato empatia a Torino".

La Roma?

"Ha la forza della sua logica di gioco. Non mi aspettavo il ritorno di Adriano. In Brasile stava bene. Forse ha voluto raccogliere la sfida rimasta in sospeso in Italia".

"Allenare e aiutare a crescere uno come Balotelli sarebbe una bella sfida"

L’Italia di Cassano e Balotelli?

"Mi piacciono i giocatori così. Non è facile essere Balotelli nella nostra società. La vita è fatta di azioni e reazioni. Di Mario si considerano quasi solo le reazioni. Allenarlo e aiutarlo a crescere sarebbe una bella sfida".

Sui viali del Parco Sempione, Leonardo ha riscoperto il piacere della corsa. "Non quella frenetica dell’allenamento. La corsa lunga e lenta. Dopo un’ora, non mi fermerei più". Corre lentamente, ha fatto di Milano il suo baricentro per vivere meglio i sentimenti privati e legge l’ultimo Coelho, "Aleph". "Un viaggiatore sulla Transiberiana spiega che la vita è un passaggio da una carrozza all’altra: dall’estetica, all’etica alla spiritualità. Bello". Leonardo Nascimento de Araujo è in viaggio verso il suo futuro. Un peccato non averlo più a bordo del nostro calcio.

Luigi Garlando© RIPRODUZIONE RISERVATA

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