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    Giustizia giusta. Arbitri, grazie.  (1548 Click)
    L' Arbitro è uno dei protagonisti della domenica e merita preventivo rispetto
    20/08/2009
    nanus_09
    Calcio
     

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    Ale aveva appena segnato il secondo goal a zero nella partita della stagione. La terza finale Play Off ci poteva portare in seconda categoria. I trentacinque gradi del campo comunale di Nichelino, intitolato al Capitano Giorgio Ferrini, erano lievi ai nostri ragazzi che correvano e giocavano con piglio sicuro. Mancavano dieci minuti all’intervallo e il doppio vantaggio era il margine da difendere di fronte a un avversario che stava sparando le ultime cartucce. Il centravanti avversario, sulla linea di fondo, finge di controllare il pallone e cade rovinosamente. L’arbitro, proveniente da Cuneo, era sulla diagonale, in linea con la panchina ma un po’ più schiacciato verso il fondo rispetto al fuoco dell’azione. Ha guardato con attenzione e non ha fischiato. Le braccia dei nostri difensori erano in alto quando si sono accorti che non ci era cascato. Un urlo di Luca dalla porta perche fosse spazzato il pallone, una mia interlocuzione “..ammonizione” , a bassa voce ma quel tanto che l’arbitro potesse sentire, e l’azione era di nuovo nella  metà campo avversaria. Il pericolo era stato scampato. I minuti però erano ancora tanti e il bravo centravanti nelle precedenti due finali era riuscito a procurarsi 4 rigori. Ometto i mille pensieri di quegli istanti che ci avvicinavano a una vittoria insperata con la spada di damocle di un rigore rubato dalla sorgnona e perfida esperienza di un ottimo giocatore che aveva di fronte a sé tanti ragazzi entusiasti ma anche assai inesperti. Dalla fascia centrale sinistra, a tre minuti dall’intervallo, è partita una loro ottima combinazione. L’arbitro anziché andare sulla diagonale si è messo dietro il bravo centravanti. Quando la palla ha rimbalzato in area, costui, con un tocchetto, se l’è buttata , ancora rimbalzante, qualche metro avanti; andrea, alla prima finale da adulto, era convinto di prenderla e si è slacciato dal proprio avversario per avventarsi a liberare. Poco prima, un’istante prima che impattasse il pallone, era infatti in anticipo di un metro almeno, il bravo centravanti è caduto. Fulminato come avesse visto la Madonna di Fatima è cascato, sacco vuoto, a terra. Non aveva notato o forse non aveva valutato bene il livello dell’arbitro. Chi fosse rimasto sulla diagonale avrebbe avuto molte probabilità di fischiare data la perfezione della simulazione. Il cartellino giallo era invece già in mano al direttore di gara quando, con una breve corsa, ha raggiunto l’incredulo, sconfitto,  simulatore. Il doppio vantaggio all’intervallo ci ha poi garantito la vittoria finale e la promozione in 2^ Categoria.

    La bravura, direi quasi la “valentia”, di un arbitro permette lo svolgimento regolare delle partite. Questo lo sapevo da tempo. Da un paio d’anni però, e di qui l’idea di questo articolo, ho colto meglio e con più profondità i valori e le motivazioni verso il calcio di tante giacchette nere torinesi.

    Non voglio, però, solamente dire che in questi due anni, quindi compreso l’anno della retrocessione, l’ 80 % degli arbitraggi sono stati assolutamente all’altezza e casi di possibile carenza di buona fede sono sotto il 5 %. Siamo stati arbitrati bene. Molto di più che nei trenta anni di esperienza precedente.

     

    E’ bello avere una giustizia giusta. Nella vita capita di rado. Il calcio può offrire alla società un altro di quei miracoli per il quale non va sciupato. I soldi possono girare intorno a un giocattolo che funziona. Piegare il calcio ai poteri della società vuol dire mutilarlo del fascino e della capacità di coinvolgimento. In questi anni tribolati per l A.I.A e per il mondo arbitrale gli arbitri che noi abbiamo incontrato, sezioni di torino-collegno-nichelino, ci sembra abbiano le idee assai chiare. Sono per un calcio pulito e sereno.

     

    Dopo i giudizi e le opinioni, in questo articolo che per la inusualità e irrpetibilità, sarà unico, mi corre l’obbligo di svelare, a memoria dei nostri giocatori,  in che situazione pensai per la prima volta di esprimere la gratitudine che ora stò esprimendo.

    Avevamo appena fatto la prima promozione ed eravamo stati invitati ad un Torneo sul campo del Borgata Lesna. Era uno di quei tornei, che anche al di là dei promotori, garantiva nervosismi e botte. Fu così, infatti, e i ragazzi che avevo portato a fare esperienza  arrivarono quasi ai limiti delle loro capacità di controllo. Scrissi Bestialità nel calcio ed oggi ricordo la sostituzione al brucio dell’esordiente marcolino. La partita successiva, l’ultima, non era assolutamente attesa con piacere. Il caldo, la domenica assolata, che invocava il mare avrebbero portato molte squadre a rinunciare alla finalina inutile. La caparra era solo di 50 € e sembrava fatta apposta per invogliare a scegliere costume e ambra solare. Ci presentammo invece in numero sufficiente e ci divertimmo giocando bene. C’era un arbitro quasi quarantenne di grandi capacità ed esperienza. Fu un piacere, dopo l’eventualità di ulteriori botte, trovare sul campo un garante capace e professionalmente impeccabile. I ragazzi che erano in campo quel giorno erano più o meno gli stessi di Nichelino e in quella domenica di fine giugno collaudammo un rispetto arbitrale che non ci ha più lasciati.

    Alla fine della partita ero euforico. Non tanto per l’ottima gara ma perché sapevo che quella tappa ci sarebbe servita assai, più avanti, spesso, nella nostra storia di crescita. Avevamo lasciato sul campo di Borgata Lesna ogni vecchia reminiscenza di tanti anni in cui giustizia ce la facevamo a modo nostro, volente o non volente l’arbitro. Lasciavamo alle spalle una pretesa superiorita di giudizio per abbracciare il rispetto delle regole.

    Sotto la tettoia si scambiavano chiacchere lievi mentre si attendeva pazienti i ritardatari. L’ora di pranzo si avvicinava ma nessuno aveva bisogno di correre a casa. Era uno di quei momenti che si sanno importanti anche se non si sa perché.

    Si avvicinò sorridente il Signor Arbitro. Mi tese la mano e ci fece i complimenti. Mentre dicevamo le nostre frasi di circostanza ci presentò una ragazzina di 10-11 anni che era sua figlia. Aggiunse “Sapevo che giocate bene e che ci saremmo divertiti. L’ ho portata apposta perché sarebbe stata una partita tranquilla”

    Questa frase ha fatto scattare le riflessioni che hanno generato in noi un più maturo rapporto con gli arbitri. Grazie Arbitri Torinesi. Lo dico sincero e senza nessuna piaggeria.

     

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