Bearzot, il calcio, i ricordi mundial e non solo
La domenica � sempre un rito, la pipa � sparita

"Vivo Milano come 50 anni fa
ma allo stadio non vado pi�"

E lancia un appello: "La maglia di Scirea va ritirata"
di GIANNI MURA

Bearzot gioca a carte con il presidente Sandro Pertini, Franco Causio e Dino Zoff, al ritorno dai mondiali di Spagna dell'82, dopo la vittoria della coppa del mondo
 
MILANO - Prima notizia: Enzo Bearzot ha smesso di fumare la pipa. "A una certa et�, diventa quasi un lavoro". E' passato a minuscoli sigari, che fuma golosamente. Ed � anche passato, dice, "dal tempo dei sogni al tempo dei ricordi". Lo chiamavano "vecio" quando vinse il mundial dell'82, e aveva 55 anni. E il suo figlioccio Zoff, che � tornato in panchina a 63 anni?
"Vecio anche lui, e preferisco definirlo il mio fratello minore. Gli faccio tanti auguri, l'ambiente non � dei pi� facili ma Dino � una persona che trasmette serenit�, era cos� anche da giocatore. Mi sarei aspettato da lui una carriera federale, ma se ha ancora voglia di andare in panchina non sar� certo io a criticarlo".
Magari fa bene e si prende una rivincita su Berlusconi.
"Non ha rivincite da prendersi, non ha nulla da dimostrare. Dopo Rotterdam Berlusconi sbagli� comunque".
In circostanze analoghe, lei si sarebbe dimesso?
"Col cavolo".
Com'� la sua domenica-tipo?
"Allo stadio non vado da un pezzo, non mi piace un certo tipo di tifo. La tribuna d'onore � diventata una vetrina di urlatori, eppure � gente di cultura, che ha studiato. Ho sentito insulti ferocissimi. Del resto, alla fine di Italia ?90 all'Olimpico hanno fischiato l'inno argentino e io mi sono vergognato come un ladro. Durante la partita, fischiate pure, ma l'inno nazionale � sacro. Allora, la mia domenica. Cappuccino al solito bar vicino a casa con i soliti clienti, tutti filoberlusconiani meno due e uno dei due sono io, e a pranzo alla Collina pistoiese, in via Amedei, con gli Azzurri d'Italia e le mogli. C'� Marino Vigna, c'� Dagnoni, quello che pilotava gli stayers".
Li conosco. E poi?
"Poi torno a casa e mi guardo Inter e Torino, le due passioni della mia vita, la mia seconda pelle. Non � che vadano proprio benissimo, mi fanno soffrire, ma le guardo lo stesso. E in settimana se c'� una bella sfida di Champions non me la perdo".
Sull'Inter ha una spiegazione?
"Una spiegazione pu� darla solo chi vive dentro l'ambiente, non io, sarebbe assurdo. Dico solo una cosa in generale: a me pare che nell'Inter ci siano troppi stranieri di troppe nazionalit�. Le grandi squadre, quelle che creano un ciclo, hanno bisogno di un nucleo forte di 5-6 italiani. E' stato cos� per la Juve di quand'ero ct, e in tempi pi� recenti per il Milan. Posso dire una cosa che poi magari dimentico? Se mai c'� stato uno per cui bisognava ritirare la maglia, era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona. Perch� non ci pensa nessuno?"
Credo che qualcuno ci abbia pensato, ai tempi.
"E allora fate una campagna col giornale. Non � mai troppo tardi, come diceva il maestro Manzi. Per Gigi Riva, e sono d'accordo sul riconoscimento, la decisione del Cagliari � arrivata trent'anni dopo, o sbaglio? Rilancio la proposta per Scirea".
Mi associo. Eravamo alle sue domeniche.
"La sera salto qua e l� e cambio canale appena qualcuno comincia a urlare, cio� quasi sempre. In via Amedei vado anche il marted�, il giorno dei bolliti. E poi mi piace l'idea di muovere i passi nella stessa zona di quando arrivai a Milano, campionato ?48-49. L'Inter mi mise in un albergo di via Amedei, dividevo la stanza con Lorenzi. Ricordo che sul comodino Benito teneva la foto di una ragazza del suo paese, che aveva un fiore in bocca e si chiamava Volga. E ricordo che nella camera a fianco c'erano Walter Chiari e Marisa Maresca, e le nostre non erano tutte notti tranquille".
Cos'altro ricorda?
"La gente di Milano, aperta, disponibile, calorosa, mai invadente per�. E' grazie a loro che s'� allungata la lingua a un giovane furlano che si esprimeva a monosillabi".
Propongono Boniperti per la presidenza di Lega: in fondo, ha solo un anno meno di lei.
"Ma io non ho ambizioni".
Per� � ancora presidente del Settore tecnico.
"Ho accettato su pressione dell'associazione allenatori e dell'associazione calciatori, mi piaceva l'idea di aprire la strada a qualcuno pi� giovane. Una volta l� mi sono accorto che non avevo diritto di voto e cos� non sono pi� andato alle riunioni del consiglio direttivo. Che ci andavo a fare?"
Proviamo a ragionare di calcio cos�, per il gusto di farlo. C'� qualcosa che cambierebbe nel calcio?
"Pi� d'una cosa. La prima a livello disciplinare: se � palla o piede, cartellino giallo. Ma vedo molti piedi ad altezza ginocchio e anche pi� su quando la palla � rasoterra: in questo caso, rosso diretto, non importa se l'intervento � da dietro, di fianco o di fronte. Ancora: rimesse laterali da effettuare di piede".
Questa non � nuova.
"Ma � necessaria. Chi fa catenaccio ci pensa due volte, prima di buttar fuori la palla, se sa che se la ritrova in area di rigore dopo pochi secondi. Pi� importante per� mi sembra il fuorigioco. Cos� non si pu� andare avanti. E' scientificamente dimostrato che un guardalinee non pu� controllare contemporaneamente il pallone, chi calcia il pallone, la linea difensiva e chi sta in fuorigioco attivo o passivo. Io sono contrario alla moviola in campo, ma in campo devono esserci pi� certezze e meno dubbi. Allora dico: riduciamo la possibilit� d'errore della terna arbitrale abolendo del tutto il fuorigioco. Oppure limitandolo ai 16 metri".
Ci sarebbero squadre pi� allungate.
"E allora? Quante volte ho sentito dire in tv che c'� pi� spettacolo quando le squadre si allungano? Ma l'importante, per me, � diminuire i sospetti: adesso si sospetta dell'arbitro e dei suoi assistenti, ma quando il potere passer� alla moviola e alle telecamere i sospetti cadranno sui cameramen. E allora dico: fermiamoci, anzi torniamo indietro".
A propositi di arbitri, lei � per la designazione, il sorteggio pilotato, il sorteggio integrale?
"Integrale".
L'unica volta che fu applicato, vinse lo scudetto il Verona e arriv� secondo il Torino, ricorda?
"E rivinca il Verona e riarrivi secondo il Torino, che problema c'�?"
Per noi nessuno, per altri non saprei. Andiamo avanti: time-out?
"Lasciamolo al basket".
Panchina allargata?
"Favorevole, � sempre brutto spedire giocatori in tribuna. Se li hai in campo, si liberano anche dei posti in tribuna".
Chi � il migliore degli italiani, oggi?
"Totti, nessun dubbio. Ha un tiro spaventoso, ha visione di gioco, ha fisico, copre bene la palla. Ha tutto. Il suo limite � quella di volersi fare giustizia da solo".
Lei come l'avrebbe aiutato, dopo lo sputo?
"Mi piace pensare che con me non avrebbe sputato. Non � una critica a Trapattoni. Vede, si dice che il compito del ct � scegliere giocatori. S�, ma il lavoro vero � scegliere la squadra, � la seconda spremitura. I club giocano 70 partite l'anno, la Nazionale meno di 10. Il ct bravo � quello che trova la squadra in un tempo relativamente breve. Io andavo anche due-tre volte a studiare gli avversari, punti forti e punti deboli. Non ho mai creduto che lo spartito sia immutabile, altri s�. Io continuo a dire che col Brasile si gioca in un modo, col Lussemburgo in un altro. Usando gli stessi suonatori ma cambiando la musica".
Proviamo un suo top 11?
"Troppo complicato, periodi diversi. Per� rispondo in un altro modo. Il migliore negli ultimi 20 metri Van Basten, negli ultimi 30 Maradona, sui 50 metri Platini, sui 60-70 di campo Cruyff, su tutto quanto il campo Di Stefano. Tra i metri di Platini e quelli di Cruyff mi piacerebbe inserire Zidane: dove c'� creativit� c'� Zidane. Mi sembra un gattone che gioca col gomitolo, quando ha il pallone fra i piedi".
Non c'� Pel�.
"Non si � misurato col calcio in Europa, non � colpa sua ma neppure mia".
Per la difesa?
"Tre nomi, tutti italiani. Zoff in porta, Scirea libero, Paolo Maldini terzino. Paolo � il difensore pi� forte nato nel dopoguerra. Sa anche comandare. Scirea era pi� timido, ma grandissimo ugualmente".
Si fa ancora sentire qualcuno dei suoi azzurri?
"I pi� assidui, i pi� affezionati sono Bruno Conti e Paolo Rossi".
Qual � il suo ricordo pi� vivo di Spagna '82?
"Zoff che mi d� un bacio sulla guancia, dopo la partita col Brasile. Senza dire una parola".
E della finale?
"Io quella sera, dopo il Brasile, mi sentivo gi� campione del mondo. Perch� la Polonia l'avevamo gi� incontrata, faceva melina, abbiamo sbagliato un sacco di gol ma eravamo pi� forti. I tedeschi erano potenti ma non veloci. Forse avremmo avuto pi� difficolt� con la Francia. I tedeschi li abbiamo battuti grazie alla superiore velocit�. Della finale ricordo i ragazzi che mi buttano in aria, e nei rari momenti di lucidit� pensavo al pomeriggio del 19 giugno 1938, quando eravamo tutti nella piazza di Gradisca a sentire la voce di Carosio dagli altoparlanti. Nel 4-2 finale c'erano due gol di Gino Colaussi, detto Gin�t, che era di Gradisca. Fu quel giorno che decisi che avrei fatto il calciatore, senza sapere dove sarei arrivato e sapendo che i miei preferivano fare di me un medico, un farmacista o almeno vedermi lavorare in banca, come mio padre. Avevo capito che il calcio pu� dare grandissime gioie alla gente".
E a lei?
"Molte gioie, non poche amarezze, ma non voglio fare bilanci. Sono fisicamente rattoppato, uso le energie per sopravvivere il pi� a lungo possibile. Ma sa una cosa? Da ragazzo, quando studiavo a Gorizia dai Salesiani, ero terrorizzato dall'idea del peccato e dall'idea della morte. Adesso non ho pi� paura di nulla, davvero. Un bel passo avanti".
(4, fine. Puntate pubblicate: Liedholm, 2 gennaio 2005; Valcareggi, 4 gennaio; Pesaola, 15 gennaio)

(28 gennaio 2005)