Sandro Salvadore

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Sandro Salvadore
Salvadore con la maglia dell'Italia
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 180 cm
Peso 74 kg
Calcio
Ruolo Allenatore (ex libero)
Termine carriera 1º luglio 1974 - giocatore
30 giugno 1991 - allenatore
Carriera
Giovanili
1955-1958Milan
Squadre di club1
1958-1962Milan72 (1)
1962-1974Juventus331 (15)
Nazionale
1960Bandiera dell'Italia Italia olimpica9 (0)
1960-1970Bandiera dell'Italia Italia36 (0)
Carriera da allenatore
1979-1980Casale
19??-19??Ivrea
1990-1991JuventusGiovanili
Palmarès
 Europei di calcio
Oro Italia 1968
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Sandro Salvadore (Milano, 29 novembre 1939Asti, 4 gennaio 2007) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo difensore.

Già due volte campione d'Italia con la maglia del Milan, divenne in seguito un «simbolo» della Juventus,[1] club con cui vinse altri tre Scudetti fino a diventarne capitano; ruolo, quest'ultimo, ricoperto anche nella nazionale italiana, con la quale si laureò campione d'Europa nel 1968.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in una famiglia operaia del milanese, prima di intraprendere l'attività calcistica a tempo pieno lavorò in giovane età come falegname. Si diede il soprannome Billy in virtù della sua ammirazione per Billy Wright, centromediano della nazionale inglese nel corso degli anni 40 e 50 del XX secolo.[2] Convolò a nozze il 19 novembre 1962, il giorno dopo il suo primo Juventus-Milan da giocatore bianconero: «mi sono sposato con l'occhio nero per una gomitata di Altafini. Mi hanno messo il fondotinta per nascondere la botta».[3] Dal matrimonio ebbe tre figlie e dieci nipoti.[4] Una volta uscito dal mondo del calcio, si dedicò alla conduzione di un'azienda agricola ad Asti, divenendo un piccolo produttore vinicolo.[3]

L'ultima apparizione pubblica fu a Torino, il 1º novembre 2006 allo stadio Olimpico, nel corso delle celebrazioni per il centonovesimo anniversario della Juventus. Morì a sessantasette anni nella sua casa di Castiglione, una frazione dell'astigiano, nella notte fra il 3 e il 4 gennaio 2007, a causa di un arresto cardiaco.[5]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Salvadore in elevazione durante una partita tra Juventus e Sampdoria

«Difensore a tutto tondo»,[6] debuttò come libero, ruolo che interpretò per larga parte della sua carriera, comandando le difese grazie al suo temperamento;[5] col tempo venne schierato con successo anche come terzino o stopper.[6] Dotato sul piano tecnico e fisico,[1] si mostrò inoltre avvezzo al gol grazie alle sue frequenti sortite offensive.[5]

Fu suo malgrado il primo calciatore italiano a finire nell'occhio della magistratura ordinaria per la sua condotta di gara: all'inizio del 1962, da tesserato milanista, la pretura di Bari lo rinviò a giudizio e poi condannò a una multa di 50 mila lire per l'intervento che, il precedente 25 dicembre 1960, aveva provocato la frattura del menisco al rivale barese Conti.[7]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Milan[modifica | modifica wikitesto]
Salvadore agli esordi (in piedi, terzo da sinistra) nel Milan scudettato della stagione 1958-1959

Crebbe calcisticamente nel Milan, compagine della sua città, dove entrò sedicenne nelle file delle giovanili insieme all'altra promessa Giovanni Trapattoni; dal fisico inizialmente minuto e deperito, Salvadore venne preso sotto l'ala protettiva di Gipo Viani, appena divenuto direttore tecnico dei rossoneri, il quale si adoperò perché il ragazzo, dapprima scartato proprio per la sua gracile costituzione fisica, venisse ugualmente aggregato al vivaio: «Viani disse all'allenatore: "questo qui per quindici giorni lo facciamo mangiare da noi, poi lo riproviamo e vediamo". Venni portato al Milan e per due settimane mi nutrirono loro, pranzo e cena. Riprovai. Mi presero. Due anni dopo ero in Serie A».[3]

Esordì nel ruolo di centromediano della squadra meneghina nel campionato 1958-1959, scendendo in campo per la prima volta il 21 settembre 1958. Così ricordò il suo primo contratto da professionista: «abbiamo litigato un po', Viani e io, poi lui mi ha detto: "ti do il doppio di quello che guadagna tuo padre alla Pirelli". Lo dissi al mio papà che non ci pensò due volte: "ma firma, dai! Guadagni il doppio di me e invece di lavorare quarantott'ore alla settimana devi solo giocare a pallone". Firmai».[3]

Salvadore (a destra) in maglia rossonera con un giovane Trapattoni.

Titolare dopo due stagioni, sotto alla Madonnina conquistò due Scudetti, alla stagione d'esordio e nell'ultima disputata coi rossoneri, quella del 1961-1962.[6] Tuttavia, emersero ben presto i problemi tattici circa un dualismo con Cesare Maldini: con caratteristiche molto simili sia sul piano del gioco che dei movimenti in campo, entrambi ambivano al ruolo di libero nella formazione milanese. L'allenatore Viani privilegiò il più esperto Maldini, relegando di conseguenza il più giovane Salvadore a compiti di marcatura che però non lo esaltavano, sentendosi lui stesso non adatto al ruolo.[2]

La difficile convivenza tra i due venne risolta dalla società nell'estate 1962 quando, destando non poco clamore,[6][8] Salvadore fu ceduto a sorpresa alla Juventus[9] nell'ambito di uno scambio di mercato con l'ala Mora:[3] «ero stato ai mondiali in Cile e al termine, con il Milan, avevamo una tournée in Sudamerica. Stavo per entrare in campo a Buenos Aires quando è arrivato il cablo con la notizia dello scambio tra me e Mora. Fu Rocco a dirmelo: "guarda non puoi giocare, non sei più dei nostri. Sei della Juve"».[3]

Viani, colui che a suo tempo aveva dato fiducia al sedicenne Salvadore, motivò la cessione: «avevamo due paia di pantaloni, Salvadore e Maldini, ne abbiamo dato via uno in cambio di una giacca, Mora. Adesso disponiamo di un vestito completo». Parole che non vennero accolte di buon grado dal fresco ex rossonero: «il ragionamento funzionerebbe, se non fosse che si è tenuto i pantaloni vecchi. Poteva tenersi quelli nuovi da abbinare alla giacca nuova, così avrebbe avuto un vestito veramente bello».[2] Lasciò la sua squadra d'origine dopo quattro annate e 72 incontri in massima serie.

Juventus[modifica | modifica wikitesto]
1962-1969[modifica | modifica wikitesto]
Salvadore con la casacca della Juventus durante gli anni 60

All'ombra della Mole, il nuovo acquisto divenne immediatamente titolare, andando a fare coppia nella retroguardia juventina con Ernesto Castano.

Questo sino alla stagione 1964-1965 quando arrivò a Torino il tecnico Heriberto Herrera, profeta del credo tattico del movimiento, con cui il difensore non ebbe inizialmente un buon rapporto. L'allenatore paraguaiano volle riproporlo in marcatura fissa sull'avversario, come nell'esperienza milanista; Salvadore si ribellò apertamente a questa scelta, tanto da finire relegato fuori dall'undici titolare quando invece, contemporaneamente, in nazionale il CT Fabbri lo considerava un elemento inamovibile. Tempo dopo ebbe a dire sull'episodio: «è un po' anacronistico dirlo in tempi in cui tutti contestano e, come vanno in panchina, fanno intervenire il procuratore e, magari anche l'avvocato. Comunque, il tempo mi diede ragione».[2] Al termine di quel tribolato campionato, in cui raggranellò appena nove gettoni di presenza, arrivò comunque la prima e unica Coppa Italia del giocatore, vinta dalla Juventus a spese della Grande Inter.[10][11]

Nelle due annate seguenti il rapporto tra Salvadore e HH2 andò a migliorare pur se, nonostante la riconquista del posto in squadra, non poté comunque esprimersi nel ruolo a lui più congeniale di regista difensivo. Nel torneo 1966-1967 il difensore si cucì sul petto il suo terzo Scudetto, il primo di marca bianconera, giunto nel settantennio della società torinese e rimasto nella memoria collettiva per il sorpasso in dirittura d'arrivo sull'Inter, maturato proprio nell'arco dei novanta minuti finali.[2]

1969-1974[modifica | modifica wikitesto]
Salvadore guida in campo da capitano i compagni di squadra nell'ultimo turno del campionato 1971-1972, che sancì il 14º Scudetto bianconero.

All'inizio della stagione 1969-1970, complice il precoce declino fisico del coetaneo Castano, ereditò dal compagno di reparto la fascia di capitano della Juventus e, soprattutto, tornò nuovamente a vestire i panni del libero; in campionato, dopo un avvio disastroso, i piemontesi risalirono la china e diedero filo da torcere al Cagliari di Riva ma, nello scontro diretto di Torino del 15 marzo, proprio un dubbio fallo di Salvadore ai danni di Rombo di tuono, fischiato da Lo Bello, permise ai sardi di pareggiare 2-2 e di rintuzzare gli attacchi juventini nei confronti dell'ormai prossimo titolo rossoblù.[2][12]

Nei primi anni 70, Salvadore guidò comunque in campo i bianconeri alla riconquista dello Scudetto, arrivato per due volte nei campionati 1971-1972 e 1972-1973; nell'ultima stagione contribuì inoltre al raggiungimento della prima finale di Coppa dei Campioni nella storia della Juventus, persa a Belgrado contro gli olandesi dell'Ajax,[13] che rimarrà per il giocatore il più grande rimpianto sportivo: «eravamo arrivati vicinissimi ormai a quella coppa, troppo vicini. Potevamo fare di più ma purtroppo proprio in quella grande occasione la sorte ci voltò le spalle».[14]

Salvadore tra il compagno di squadra Spinosi e Hector del Derby County nella semifinale di andata della Coppa dei Campioni 1972-1973

Il difensore aveva già conquistato coi piemontesi due finali europee, entrambe di Coppa delle Fiere, quella dell'edizione 1964-1965, che tuttavia saltò poiché impegnato con gli azzurri, e l'ultima nella storia della manifestazione, nell'annata 1970-1971, entrambe dall'epilogo amaro per mano, rispettivamente, dei magiari del Ferencváros[15] e degli inglesi del Leeds Utd;[16] sempre nel 1973, altra delusione sarà rappresentata dalla Coppa Intercontinentale, cui la Juventus partecipò per la rinuncia degli ajacidi,[17] persa contro gli argentini dell'Independiente.[18]

Salvadore rimase un baluardo della difesa bianconera per dodici stagioni, collezionando 453 presenze (331 in A, 56 in Coppa Italia, 65 in Europa e 1 in Intercontinentale) e 17 reti (15 in A, e 1 a testa in Coppa Italia e in Coppa delle Fiere), vincendo tre Scudetti e una coppa nazionale: «avessero dovuto pagarmi a gettone, sarei costato un patrimonio alla società».[2]

È riconosciuto dal club piemontese come uno dei giocatori più importanti della sua storia, omaggiato dal 2011 nella Walk of Fame bianconera allo Juventus Stadium,[19] nonché tra i migliori interpreti juventini del ruolo di libero assieme a Gaetano Scirea, proprio colui a cui Salvadore passò simbolicamente il testimone e la casacca numero sei dopo il ritiro[1] avvenuto al termine del campionato 1973-1974.[5]

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Debuttò in maglia azzurra partecipando alla vittoriosa spedizione dell'Under-18 allo UEFA Junior Tournament del 1958. Due anni dopo, con la nazionale olimpica disputò il torneo calcistico dei Giochi di Roma 1960,[8] in una nidiata di giovani promesse che comprendeva anche Bulgarelli, Rivera e Trapattoni.[6]

Esordì in nazionale maggiore il 10 dicembre 1960, a 21 anni, nell'amichevole di Napoli persa 1-2 contro l'Austria. Successivamente prese parte al campionato del mondo 1962 in Cile nel quale gli Azzurri furono eliminati nella fase a gironi. Dopodiché, con il nuovo selezionatore Edmondo Fabbri ereditò i gradi di capitano da Cesare Maldini, vestendo la fascia per la prima volta il 10 maggio 1963, in una sfida contro l'Unione Sovietica (1-1) giocata a Roma e valevole per le qualificazioni al campionato d'Europa 1964.[20] Da capitano partecipò quindi al campionato del mondo 1966 in Inghilterra dove, tuttavia, non fu schierato nell'ultima partita della fase a gironi, persa 1-0 contro la Corea del Nord, che sancì l'eliminazione dell'Italia.

Salvadore (a destra) nell'Olimpica, in contrasto su Brown del Regno Unito nel corso del torneo di Roma 1960.

Dopo un biennio di mancate convocazioni,[8] in cui dovette peraltro cedere la fascia a Facchetti, Salvadore ritornò a vestire i colori nazionali in occasione della fase finale del campionato d'Europa 1968 che si disputò in Italia, vincendo l'alloro continentale;[21] non presente nell'undici titolare che l'8 giugno affrontò la finale con la Jugoslavia, terminata 1-1 dopo i tempi supplementari (all'epoca non erano previsti i tiri di rigore), riconquistò il posto due giorni dopo in occasione della ripetizione, vinta stavolta 2-0 dagli azzurri:[22] «il commissario tecnico capì di aver sbagliato qualcosa e corresse la formazione, azzeccando le mosse giuste, dal sottoscritto in difesa, al tandem Riva-Anastasi in attacco. I goal di Gigi e Pietruzzu ci diedero il trionfo. Una notte magica, indimenticabile, con lo stadio Olimpico e l'Italia in delirio».[2]

In totale, fino al 1970 vestì per 36 volte la casacca della rappresentativa maggiore, di cui 17 con la fascia al braccio.[5] Nello stesso anno pose bruscamente fine alla sua esperienza in azzurro, quando in Spagna-Italia (2-2) del 21 febbraio a Madrid, tra il 23' e 25' incappò in due autogol: «il giorno più brutto della mia carriera. In realtà [...] sull'altro non toccai il pallone, ma me lo attribuirono lo stesso».[2] La negativa prova gli precluse, di fatto, la partecipazione al campionato del mondo 1970 in Messico,[8] escluso dal commissario tecnico Ferruccio Valcareggi che gli preferì, ironia della sorte, l'autogoleador per antonomasia Niccolai.[23] Rimase quella, per Salvadore, l'ultima presenza in nazionale.

Salvadore (in piedi, primo da sinistra) con l'Italia scesa in campo nella vittoriosa finale del campionato d'Europa 1968

Ebbe globalmente, per diversi motivi, un rapporto complicato con la maglia azzurra, che tuttavia cercò sempre e orgogliosamente d'indossare: «effettivamente la nazionale è qualcosa di più del campionato a patto però che il risultato sia legato ad un traguardo. Le amichevoli, insomma, non mi andavano. Io raggiunsi il massimo del rendimento proprio quando i responsabili della nazionale si dimenticarono di me».[14]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il ritiro dall'attività agonistica, lavorò per qualche anno come allenatore nel vivaio della Juventus,[1][19] avendo in seguito anche delle brevi esperienze sulle panchine semiprofessionistiche di Casale e Ivrea.[2] Negli anni 90 svolse poi il ruolo di tecnico per formazioni giovanili della provincia astigiana.[3]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Presenze e reti nei club[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1957-1958 Bandiera dell'Italia Milan A 0 0 CI 3 0 - - - - - - 3 0
1958-1959 A 3 0 CI 0 0 - - - - - - 3 0
1959-1960 A 5 0 CI 1 0 CC 1 0 CA 1 0 8 0
1960-1961 A 34 1 CI 2 0 - - - CA 1 0 37 1
1961-1962 A 30 0 CI 1 0 CdF 2 0 CA 0 0 30 0
Totale Milan 72 1 7 0 3 0 2 0 84 1
1962-1963 Bandiera dell'Italia Juventus A 34 0 CI 4 0 - - - CdA 3 0 41 0
1963-1964 A 31 0 CI 2 0 CdF 4 0 - - - 37 0
1964-1965 A 9 1 CI 6 0 CdF 6 1 - - - 21 2
1965-1966 A 33 3 CI 2 0 CdC 2 0 - - - 37 3
1966-1967 A 32 4 CI 5 0 CdF 6 0 - - - 43 4
1967-1968 A 28 0 CI 1 0 CC 8 0 - - - 37 0
1968-1969 A 24 1 CI 5 1 CdF 4 0 - - - 33 2
1969-1970 A 29 3 CI 6 0 CdF 3 0 CAI 4 0 42 3
1970-1971 A 26 0 CI 3 0 CdF 11 0 TP 3 0 43 0
1971-1972 A 30 1 CI 8 0 CU 7 0 - - - 45 1
1972-1973 A 28 2 CI 9 0 CC 9 0 - - - 46 2
1973-1974 A 27 0 CI 5 0 CC 2 0 CInt 1 0 35 0
Totale Juventus 331 15 56 1 62 1 11 0 460 17
Totale carriera 403 16 63 1 65 1 13 0 544 18

Cronologia presenze e reti in nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
10-12-1960 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 1 – 2 Bandiera dell'Austria Austria Amichevole -
25-4-1961 Bologna Italia Bandiera dell'Italia 3 – 2 Bandiera dell'Irlanda del Nord Irlanda del Nord Amichevole -
24-5-1961 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 3 Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra Amichevole -
5-5-1962 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Francia Francia Amichevole -
13-5-1962 Bruxelles Belgio Bandiera del Belgio 1 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole -
31-5-1962 Santiago del Cile Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Germania Ovest Germania Ovest Mondiali 1962 - 1º turno -
2-6-1962 Santiago del Cile Cile Bandiera del Cile 2 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1962 - 1º turno -
7-6-1962 Santiago del Cile Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera della Svizzera Svizzera Mondiali 1962 - 1º turno -
27-3-1963 Istanbul Turchia Bandiera della Turchia 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1964 -
12-5-1963 Milano Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera del Brasile Brasile Amichevole -
9-6-1963 Vienna Austria Bandiera dell'Austria 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole -
13-10-1963 Mosca Unione Sovietica Bandiera dell'Unione Sovietica 2 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1964 -
10-11-1963 Roma Italia Bandiera dell'Italia 1 – 1 Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica Qual. Euro 1964 - Cap.
14-12-1963 Torino Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Austria Austria Amichevole - Cap.
11-4-1964 Firenze Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Cecoslovacchia Cecoslovacchia Amichevole - Cap.
10-5-1964 Losanna Svizzera Bandiera della Svizzera 1 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole - Cap.
1-5-1965 Firenze Italia Bandiera dell'Italia 4 – 1 Bandiera del Galles Galles Amichevole - Cap.
16-6-1965 Malmö Svezia Bandiera della Svezia 2 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole - Cap.
23-6-1965 Helsinki Finlandia Bandiera della Finlandia 0 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1966 - Cap.
27-6-1965 Budapest Ungheria Bandiera dell'Ungheria 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole - Cap.
1-11-1965 Roma Italia Bandiera dell'Italia 6 – 1 Bandiera della Polonia Polonia Qual. Mondiali 1966 - Cap.
9-11-1965 Glasgow Scozia Bandiera della Scozia 1 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1966 - Cap.
7-12-1965 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera della Scozia Scozia Qual. Mondiali 1966 - Cap.
19-3-1966 Parigi Francia Bandiera della Francia 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole - Cap.
14-6-1966 Bologna Italia Bandiera dell'Italia 6 – 1 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Amichevole - Cap.
22-6-1966 Torino Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera dell'Argentina Argentina Amichevole - Cap.
29-6-1966 Firenze Italia Bandiera dell'Italia 5 – 0 Bandiera del Messico Messico Amichevole - Cap.
13-7-1966 Sunderland Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera del Cile Cile Mondiali 1966 - 1º turno - Cap.
16-7-1966 Sunderland Unione Sovietica Bandiera dell'Unione Sovietica 1 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1966 - 1º turno - Cap.
10-6-1968 Roma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia Euro 1968 - Finale - [24]
23-10-1968 Cardiff Galles Bandiera del Galles 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1970 -
29-3-1969 Berlino Est Germania Est Bandiera della Germania Est 2 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1970 -
24-5-1969 Torino Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Amichevole -
4-11-1969 Roma Italia Bandiera dell'Italia 4 – 1 Bandiera del Galles Galles Qual. Mondiali 1970 -
22-11-1969 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera della Germania Est Germania Est Qual. Mondiali 1970 -
21-2-1970 Madrid Spagna Bandiera della Spagna 2 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole -
Totale Presenze 36 Reti 0

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Da sinistra: Salvadore festeggia con Favalli e l'allenatore Heriberto Herrera la vittoria dello Scudetto 1966-1967.
Competizioni giovanili[modifica | modifica wikitesto]
Milan: 1959, 1960
Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]
Milan: 1958-1959, 1961-1962
Juventus: 1966-1967, 1971-1972, 1972-1973
Juventus: 1964-1965
Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]
Juventus: 1963

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

1958
Italia 1968

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Oltre dieci presenze in Nazionale»
— Roma, 1966.[25]
Medaglia d'argento al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Campione europeo»
— Roma, 1968.[25]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d 29/11/1939, nasce Sandro Salvadore, su juventus.com, 29 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2014).
  2. ^ a b c d e f g h i j Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Sandro SALVADORE, su tuttojuve.com, 29 novembre 2013.
  3. ^ a b c d e f g Enrica Speroni, Salvadore, contadino felice, in La Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 1994.
  4. ^ Juve e Milan piangono Salvadore, su gazzetta.it, 4 gennaio 2007.
  5. ^ a b c d e La Juventus piange Salvadore, un difensore d'altri tempi, su repubblica.it, 4 gennaio 2007.
  6. ^ a b c d e Un po' Jekyll e un po' Hyde, campione d'Europa nel '68, in La Stampa, 12 gennaio 2004, p. 42.
  7. ^ Il calciatore Salvadore condannato per aver colpito in gara un avversario, in La Stampa, 10 marzo 1962, p. 13.
  8. ^ a b c d Rizzo
  9. ^ I nuovi juventini Salvadore e Crippa da ieri a Torino per gli esami medici, in La Stampa, 3 luglio 1962, p. 11.
  10. ^ La Juventus trionfa in Coppa Italia superando l'Inter a Roma: 1 a 0, in Stampa Sera, 30 agosto 1965, p. 9.
  11. ^ 29 agosto 1965, ecco la 5ª Coppa Italia, su juventus.com, 29 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
  12. ^ Bruno Bernardi, Salvadore si discolpa, "No, col rigore non c'entro", in Stampa Sera, 16 marzo 1970, p. 9.
  13. ^ Fulvo Cinti, Juventus, una serata storta, in Stampa Sera, 31 maggio 1973, p. 8.
  14. ^ a b Hurrà Juventus, aprile 1979.
  15. ^ Paolo Bertoldi, La Juventus battuta dal Ferencvaros nella finale di Coppa delle Fiere: 0-1, in La Stampa, 24 giugno 1965, p. 8.
  16. ^ Bruno Bernardi, La Coppa delle Fiere al Leeds, in La Stampa, 4 giugno 1971, p. 16.
  17. ^ (EN) Intercontinental Cup 1973, su fifa.com. URL consultato il 26 luglio 2015 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2012).
  18. ^ Alla Juventus è sfuggita ancora una coppa, in La Stampa, 29 novembre 1973, p. 18.
  19. ^ a b Viaggio tra le Stelle: Sandro Salvadore, su juventus.com, 22 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2014).
  20. ^ Alberto Fasano, Hurrà Juventus, settembre 1985.
  21. ^ 10 giugno, quanti trionfi dell'ItalJuve!, su juventus.com, 10 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2014).
  22. ^ La gioia di Anastasi, Salvadore e Rosato, in La Stampa, 11 giugno 1968, p. 11.
  23. ^ Luca Valdiserri, Autogol, un'«arte» in via d'estinzione, in Corriere della Sera, 5 marzo 2002, p. 47 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
  24. ^ 1º titolo europeo
  25. ^ a b Benemerenze sportive di Sandro Salvadore, su coni.it, Comitato olimpico nazionale italiano. URL consultato il 1966.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vladimiro Caminiti, Juventus, Juventus, Milano, Elle, 1977, p. 201, SBN IT\ICCU\SBL\0591397.
  • Sergio Rizzo, SALVADORE, Sandro, in Enciclopedia dello sport, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]