Bestialitą nel calcio - Foto

Gianni come ringhio. Da bestie sceme a uomini intelligenti.

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Bestialitą nel calcio - Foto
Gianni come ringhio. Da bestie sceme a uomini intelligenti.
Bestialità nel calcio
 
 
Quando Ficarra e Picone raccontando la storiella di gattuso e materazzi arrivano alla frase in cui insegnano a gattuso a dare la zampina in molti raggiungiamo il massimo dell’ilarità. Gattuso nell’immaginario viene identificato come una “bestia” che ringhia. La sua aggressività, a volte sconfinante nell’intimidazione, è diventata mitica e molti di noi, ex giocatori di strada, abbiamo visto in lui il nostro idolo. Materazzi non è da meno e l’abbiamo pure esportato all’estero.
 
Di fronte a questi idoli ed esempi dominanti ho proposto tre anni fa un gioco basato sulla correttezze e la tecnica. Abbiamo preso tante botte e fortificato lo spirito. Dopo aver vinto la Coppa Disciplina 2005/06 siamo arrivati quest’anno dodicesimi nella Coppa Disciplina in un campionato condotto costantemente al vertice. Vincere la coppa disciplina è sempre stato sinonimo di squadra scarsa che non lotta e invece abbiamo ribaltato questa consuetudine. E’ un successo che mi inorgoglisce e che è stato colto da molti più di quanto si pensi.
Quest’anno, anche grazie ad arbitraggi di cui vorrei scrivere, nel campionato più “bestiale”, l’infima terza categoria, abbiamo vinto a torino con una squadra di ragazzi dell’età media di 22 anni e in cui difensori hanno un peso medio intorno ai sessanta chili e credo che abbiamo sfatato il fatto che si debba essere “bestiali” per vincere in questo campionato.
 
Anche noi abbiamo i giocatori più “bestiali” degli altri e tra l’altro sono quelli più amati dai tifosi. Sono difensori con poca tecnica o punte aggressive e senza paura che hanno battuto difese di trentenni spesso bellicose.
Uno degli sforzi maggiori di questi anni è stato proprio quello di rendere sempre più razionale e controllata la bestialità che avevamo. In una recente partita in cui avevo chiesto controllo e raziocinio i nostri avversari ci hanno battuto con una di queste prestazioni, cosiddette bestiali. I nostri giocatori più calienti, alcuni attaccanti appunto, si sono tenuti dallo scontro con gli avversari e alla fine, davanti agli spogliatoi, è scoppiato uno scontro verbale furibondo tra alcuni di noi. Sembrava brutto e forse lo era rispetto a un ambiente sereno ma credo sia stato un esempio positivo , grandioso, di come riuscire a dominare la propria bestialità senza ritorcerla in aggressività contro gli avversari.
 
In realtà, però,  la riflessione che voglio fare è sulla distinzione necessaria tra bestialità e aggressività.
 
Si sbaglia ad identificare la bestialità con l’aggressività di un cane che ringhia, a elevare a esempio positivo il carattere intimidatorio del gioco, dei comportamenti e delle parole. Non solo è sbagliato giocare così perché è meno divertente ma è anche sbagliato pensare alla nostra bestialità solo nei momenti più violenti. Io credo che la bestialità di un giaguaro che corre, di un luccio che salta nel fiume, di un aquila che vola, potrebbero tranquillamente essere accoppiati nella fantasia a giocatori mitici così come fu fatto in passato.
Si esalta invece la bestialità in quanto aggressiva e intimidatoria. Si scherma dietro questo mito una proposta culturale battuta e superata nella società civile. Capisco che è battuta e superata dai consensi che riceve un gioco corretto e leale . Molti nostri avversari forti si sono avvicinati a noi proprio per questo e molti ragazzi hanno fatto un torneo, che si chiama degli amici, in cui, in una quarantina di partite non c’è stato tra alcun giocatore neanche uno, dico uno, screzio.
 
Rivediamo l’accoppiamento bestialità/aggressività nel calcio e cerchiamo tutti di essere un po’ meno bestie sceme e un po’ di più uomini tra gli uomini. Anche Matrix ha usato la furbizia di una volpe per annichilire zidane.
 
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P.S. 04-08-07
 


Scritto da nanus
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